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La grossa differenza

7 Giu

Dio, o chi per lui, non si era nemmeno degnato di dargli una depressione vera. Sai di quelle che ti segnano come un novello appestato o , se vivi in Brianza: un fannullone. Sicché doveva contentarsi di quel suo sottile, fragile, mediocre, malessere di vivere. Abitudine che gli teneva compagnia da un tempo a dir poco sconsiderato, visto che si stava avvicinando ai quaranta.

Spesso si chiedeva se tutto questo fosse vero o solo una sua sensazione ingigantita. Capitava che sentisse chiara da dove giungesse l’acqua nera del torrente dei suoi guai. Si convincesse e immaginasse una sua reazione, spesso scomposta e ridicola, ma poi bastava una canzone, un film, una passeggiata e, sempre, del tempo perché quel dolore scomparisse.

Daniele da sempre si riteneva una persona diversa rispetto a quello, che malauguratamente , credeva, a volte, di essere.

E questa altalena tra felicità e tristezza era snervante. Lui pensava di risolvere lasciando che la vita gli scorresse addosso. Aveva tanti progetti, ma li lasciava lì. Doveva fare telefonate, incontrare persone, cominciare a studiare? Diceva: ” lo faccio!” Poi lasciava che tutto scorresse. Che nessuno abbia qualcosa da ridire! Lui metteva in pratica la lezione di Eraclito: tutto passa.

Nondimeno, se dovessimo guardarlo più attentamente, potremmo scorgere in questo piccolo e insignificante essere umano, qualcosa che si possa definire: Bellezza. Nelle più remote profondità del suo essere, signori miei, stento pure io a crederci, esisteva un’anima a suo modo pura. Era celata una personalità resistente,  capace di fare cose concrete, di mettersi in gioco. quasi la temesse non la metteva mai in evidenza. Né con se stesso, né con i suoi , né con i suoi amici. La purezza che aveva lo spaventava in qualche modo. Non era bello, non era desiderabile, nessuna si sarebbe innamorata di lui, non aveva grandi doti intellettuali, men che meno manuali, sul lavoro era sempre goffo e pasticcione, non avrebbe trovato nessun lavoro.  I suoi a volte si domandavano da dove venisse quello strano essere, ogni tanto aveva anche l’ardire di metter in discussione qualche regola, che poi regole…Tra tutti avevano i loro bei problemi, risolti male, risolti nel creare sensi di colpa, nel rifugiarsi in un dolore che non può esser superato o condiviso. Generatori automatici di ansia. Per pigrizia, comodo, e anche perchè tanto era inutile si facevano cose, si viveva come si poteva. Eppure quanto amava i suoi genitori, anche se non lo ha mai detto a parole, come si conviene in certe parti, ma sapeva anche che un figlio non può vivere a lungo con i suoi. Non avrà mai una sua personalità, ma il risultato delle scelte dei genitori. Per questo il padre insisteva con la storia dell’assicurazione della macchina. In pratica la macchina e assicurazione risultavano intestati a lui, ma a pagarla era il padre. Tutto per non spender 500 euro di passaggio di un mezzo che Daniele non usava mai.  Lui aveva detto e ridetto più volte che quella cosa non la voleva fare, aveva fatto presente che suo padre considerava inopportuno perché inutile avvisarlo di quello che stava facendo. Questa cosa lo gettava nella rabbia più assoluta e in una presa di posizione che non amava avere: questa volta è no. Ma sapeva anche quanto era debole. Il senso di colpa, l’affetto che provava comunque per i suoi, tante cose e alla fine avrebbe detto si. NO! Si diceva con rabbia.

Questa è una piccola cosa, come piccolissime erano state altre esperienze negative. No c’è un vero dramma in questa storia. Perché se ci fosse, sicuramente, tutti sapremmo chi condannare, chi giustificare. Potremmo se Daniele vivesse un dramma psicologico devastante e profondo, aiutarlo per compassione o respingerlo. Qui invece è tutto più sfumato, grigio. eppure esiste.

Come esistono i suoi pensieri di violenza. il tipo dell’eni che pretende di leggere la sua bolletta del gas, il titolare di una nota catena di supermercati, il professore universitario che sicuramente lo deriderà,il giorno degli esami per un concorso pubblico al fine di occupare un posto che con lui non c’entra nulla. Quando ha questi pensieri li accompagna anche con le mani come se davvero picchiasse qualcuno. Si vergogna di questo.

Come si vergogna del porno, delle seghe, delle donne di dubbia moralità,  del pensiero costante, sesso= punizione. Perché uomo.

Eppure è da anni che ha chiuso brillantemente la sua carriera di possibile maniaco sessuale. Anche se il pensiero sesso= niente amore / punizione, forse quello è difficile da superare.

Lui stava bene se ascoltava musica, vedeva films, scriveva, leggeva. Era anche di compagnia, eh! Aveva i suoi amici, la sua attività politica, considerato dai suoi clienti come una persona gentile e buona. Ecco cosa era: una brava persona. Che a volte cedeva a un sua deformata personalità. Un interminabile saliscendi.

Così era arrivata l’abitudine, il non chieder più nulla alla vita, la rassegnazione. Fino al gesto sciocco di voler a tutti i costi far innervosire persone che avrebbe tanto voluto aver come amiche.

Nondimeno vi era anche una furiosa gioia, una grande empatia, una voglia di innamorarsi, sposarsi, vivere in pace con tutti. Quanto desiderava che fosse possibile viver in pace con l’universo e le persone che si incontrano lungo la strada. Come vi ho già ampiamente informato, precedentemente, viveva in un continuo sali e scendi. Impercettibile, fragile, tutto quello che vuoi, nessuno che gridi al dramma, nessuno che lo possa veder- nemmeno lui- eppure… Eppure eccolo lì agitarsi nei suoi pensieri.

2

La storia non segue mai una logica ferrea, e il destino, lo sappiamo bene, ama stupirci con atroci scherzi e dolci meraviglie. Così, mentre lui si godeva il suo vivacchiare e si immaginava morto e dimenticato per mesi in casa sua; a una certa età, si intende. L’amore arrivò.

Non si era manifestato subito, non era un colpo di fulmine, ma era arrivato piano piano con il pudore e il passo lieve delle cose belle e che rimangono.  La prima cosa che aveva scosso e colpito, Daniele, era l’attenzione alla parola, il sentirsi compreso, quando nemmeno lui lo capiva, e poi c’erano altre cose più profonde e misteriose. Quando non sei abituato all’amore non sai nemmeno dar un nome ai suoi elementi più cristallini.

Ma lei c’era. Aveva preso l’abitudine di inviarle un buona notte, prima di coricarsi, e si era meravigliato che lei rispondesse sempre, anzi che le facesse piacere. Guardavano film e serie tv, il sabato e il martedì, ognuno da casa propria, ma sentendosi per cellulare o scrivendosi sms

Così era cominciato tutto, sopratutto perché lei decise di render noto che il sentimento d’amore valeva per entrambi.

Sai cosa vuol dire rinascere? Ecco come si sentiva lui.

Ora che volete che vi dica? Vissero felici e contenti. No, vissero: come esseri umani. A volte felici e contenti e altre volte no. Daniele si portava ancora dietro quel suo sottile malessere, quel non saperselo spiegare, lei si lamentava della mancanza di attenzioni fisiche da parte del marito, di coccole. A volte litigavano e stavano male entrambi.

Potevano fare come molti: dirsi addio. Ma entrambi quando sceglievano, era per sempre.

Per cui, eccolo Daniele! Seduto nella sala d’attesa della sua psicologa. Oggi la prima volta, il primo appuntamento, la prima seduta. Lo stanzone bianco e gli altri pazienti non gli danno gioia e voglia di esprimersi, ma ha deciso che deve farlo

La grossa differenza sta qui: quando stai o pensi di star male, ma non sei solo non vuoi adagiarti su alibi e abitudini. Hai paura, non sai che dire o fare, ma va bene così.

Oggi:7 giugno 2016 stai cominciando a risalire

 

“Mi chiamo Daniele, e sono nato due volte. La prima il 1-9-77, e poi quando mi sono sposato”